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Chi ignora la storia del proprio paese è un fanciullo

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“Chi ignora la storia del proprio paese è un fanciullo, una donnicciuola sciente appena dei patrii Lari e dei giorni suoi; è un Tobia bisognoso di guida, un selvaggio che ravvisa come solo centro la sua capanna, è un uccello fuori nido, un agnello fuori ovile, un pesce fuori acqua. Il cittadino, invece, che la storia conosce, può riandare ai patrii luoghi, le vicende ridirne, immaginarsi presenti i secoli trapassati, redivivi i nostri avi, spettatori di noi nipoti, che respiriamo le loro aure vitali, professiamo i loro riti; le loro mura e contrade abitiamo; prolunghiamo la loro prosapia; eredi siamo dei loro nomi, onori e beni; ci specchiamo nei loro meriti e fasti; i campi coltiviamo dai loro sudori bagnati; i tempi frequentiamo da essi eretti per deposito della nostra religione, delle loro ceneri che dai loro sepolcri ci rammentano di chi siamo figli. A tale ipotesi non può non accendersi in noi l’entusiasmo il più vivo della Patria”.

 

 Prof.    Michele Cappiello

Minestra di cal'catric cot'ch e fasul

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Ingredienti:
Fagioli cotti con alcune cotenne di maiale, una buona manciata di foglie tenere di ‘cal'catric', olio e sale.

Preparazione:
Pulire e lavare l'erba, tagliarla a pezzi e sfriggerla in un po' di olio e sale; aggiungerla ai fagioli e alle cotiche già cotti. Far cuocere ancora un po' insieme e servire anche fredda.

Itinerario Subappennino e Monti Dauni

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Percorrendo la statale 17, troviamo ben presto la città di Lucera, città saracena e colonia romana sin dalle guerre sannitiche, è stata tra le residenze preferite da Federico II. Con un Anfiteatro dedicato a Cesare Augusto che, riportato alla luce nel 1932. La fortezza svevo-angioìna, edificata da Federico II che Carlo I d'Angiò la dotò di una possente cinta muraria. A Carlo II d'Angiò si deve la costruzione nei primi anni del 1300. La splendida costruzione gotica del Duomo (dedicato all'Assunta).
Da Lucera, si arriva a Biccari, piccolo centro dove è possibile a mmirare l'area naturale protetta di Monte Cornacchia e di Bosco Cerasa, il lago Pescara di origine vulcanica ed il bosco di Vado del Tufo, mentre nel borgo storico la torre bizantina. Continuando verso sud incontriamo Faeto, piccolo paese dove si parla il franco-provenzale, le sue origini risalgono al 1345, quando Carlo II d'Angiò vi stabilì una colonia di provenzali. Continuando il percorso incontriamo molti piccoli, paesi caretteristica principale del Subappennino, come Roseto Valfortore, con un borgo medievale ed il Palazzo baronale, Volturino, Volturara Appula , Alberona, Motta Montecorvino e Pietramontecorvino, fondate assieme a Volturino, dai profughi di Montecorvino. Pietramontecorvino ha un centro storico con un bel Castello non meno interessanti i centri di Casalvecchio di Puglia, che conserva il dialetto albanese, Castelnuovo della Daunia, importante centro termale e Casalnuovo Monterotaro, nei pressi del quale sorgono i ruderi del Castello. S'incontra cosi anche  San Marco la Catola, quasi ai confini tra Molise e Campania, piccolo comune forse fondato dai reduci della VI crociata. A pochi chilometri, s'incontra il lago di Occhito e la Valle del Fortore, dove poi sorgono Celenza Valfortore e Carlantino. Sul versante meridionale incontriamo Troia, conosciuta per la sua bella Cattedrale romanica. Troia sorge sul luogo dell'antica Aecae, una cittadina dauna. Si giunge cosi a Castelluccio Valmaggiore o verso Celle di San Vito, il più piccolo comune della provincia. Incontriamo così Orsara di Puglia, centro di antiche origini. Famosa anche per  le sue serate estive  dell"'Orsara Jazz". Di strada si arriva così a Bovino, di antichissime origini, con il suo castello di età Normanna. A pochi chilometri troviamo il santuario dì Santa Maria di Valleverde, subito dopo il quale si incontra Deliceto, anch'esso con un Castello. A pochi chilometri dal centro abitato sorge il "Convento di Santa Maria della Consolazione", dove vissero per lungo periodo Sant'Alfonso Maria de' Liguori e San Gerardo Maiella. A Deliceto nei primi giorni di agosto, viene organizzata ogni anno la giornata dei maiale nero. Quindi si arriva a Sant'Agata di Puglia da cui si gode uno dei più bei panorami. Anche questo comune conserva numerose strutture archeologiche come il Castello, chiese, palazzi nobiliari, il Convento di Sant'Antonio e un antico frantoio del Cinquecento.
Si arriva ad Accadia. dove il torrente Prugno forma dei giochi d'acqua. Cittadina di origine medievale, Accadia si è sviluppata sopra le rovine dell'antichissima Eca. Più in là troviamo Anzano di Puglia, che confina con l'Irpinia, è un piccolo centro che  produce ottimi formaggi e caciocavalli dal sapore inconfondibile. Si possono trovare verso sud i paesi di Monteleone di Puglia e Panni. Scendendo verso Foggia, troviamo un'altro comune di notevole interesse storico Ascoli Satriano. Dove è possibile ammirare il Parco archeologico dei Dauni con la Villa di Faragola. Dell'età romana resta anche un ponte sul Carapelle nonché i resti di un acquedotto. Nel 279 a. C si combattè la famosa battaglia di Ascoli dove si scontrarono i Romani e l'esercito di Pirro. Da Ascoli Satriano. A pochi chilometri possiamo trovare anche i comuni di Candela e Rocchetta Sant'Antoni e Castelluccio dei Sauri. Di pari interesse archeologico e Ordona anch'esso con un importante sito archeologico.

Il mito di Dauno

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La Puglia, in quanto terra di approdo e di conquiste, di arrivi e di partenze, nata dal mare, ma ben legata alla terraferma, è stata fin dall'antichità al centro di varie emigrazioni di popoli e di gente provenienti dalle opposte sponde dell'Adriatico, là dove le civiltà si sono susseguite per la presenza di popoli di origine indoeuropea. Fra questi popoli dobbiamo ricordare gli Illiri, che occupavano, in età classica, il versante occidentale del massiccio dei Balcani, dall'estremità settentrionale del mare Adriatico fino al retroterra del golfo di Valona, e a nord fino alle Alpi Orientali e al Danubio, mentre ad Oriente essi occupavano anche alcune zone poste al di là dei Balcani. Le più antiche tracce della penetrazione degli Illiri sono state rinvenute a Pazhok, nell'Albania centrale, da dove, probabilmente, in successive ondate emigratorie, giunsero in Puglia, o per scambi commerciali o spinti da altri popoli provenienti dall'interno della penisola balcanica. Queste popolazioni vivevano ai confini con gli insediamenti greci, da cui avevano assimilato la civiltà. Non per altro si parla di una origine cretese degli Illiri. Fra le varie tribù in cui erano divisi le popolazioni illiriche troviamo i Liburni e gli Iapigi. Queste ultime popolazioni, nel XII secolo a. C., al tempo della guerra di Troia, si spinsero in Puglia, al comando del loro capo Iapige, personaggio alquanto mitico, per le sue gesta in terra appula. Di questo personaggio si hanno due tradizioni. La prima ritiene Iapige figlio di Licaone e fratello di Daunio e di Peucezio; la seconda lo ritiene figlio di Dedalo e di una donna cretese, giunto in Sicilia e poi in Italia meridionale in seguito agli avvenimenti che accompagnarono la morte di Minosse. Iapige, seconda la tradizione cretese, passava per essere stato il capo dei Cretesi che avevano seguito Minosse, allorché, dopo la morte di quest'ultimo, tentarono inutilmente di ritornare in patria. Gli Iapigi sbarcarono in Puglia ad ondate successive. All'inizio, probabilmente, il loro primo capo fu Iapige, le cui imprese determinarono, successivamente, la denominazione all'intera regione della Puglia, tanto che essa venne chiamata Iapudia, cioè terra degli Iapudi, che su bocca sannitica (osca) con lambdizzazione del d diventa Apulia e su bocca greca diventa Iapygia. Insieme ad Iapige, giunsero in Puglia i suoi fratelli Dauno e Peucezio, i quali si stanziarono rispettivamente a nord della Puglia, nell'attuale Daunia e al centro, nella zona che confina con l'attuale Terra di Bari, a partire dalla linea Ruvo-Gravina, per giungere a ridosso di Taranto. Questa zona venne chiamata Peucezia; mentre gli Iapigi veri e propri si erano stanziati più a sud, nel Salento, dando a Capo di Leuca il nome di Japix. Queste popolazioni iapigie prenderanno in seguito il nome di Messapi. Gli Iapigi, la cui popolazione aveva una sua unità etnica e culturale, oltre che linguistica (il cosiddetto messapico) e religiosa, di cui le sole differenze che si notavano col tempo erano dovute ai diversi influssi subìti dai rapporti con i vicini, trovarono in Puglia una civiltà di tipo tardo-appenninico, dovuta a popolazioni ausonie (gli Ausoni), già parlanti una lingua protolatina. Con la cacciata degli Ausoni verso la Sicilia, gli Iapigi si insediarono in tutta l'area pugliese, giungendo fino a Crotone nella parte sud e fino a Benevento nella parte ovest. L'espansione rapida ed efficace degli Iapigi fece nascere diverse leggende, che interessarono specialmente i loro capi, che in breve divennero veri e propri eroi, degni di venerazione e di culto. Del resto, afferma E. M. DE Iuliis, "il valore del mito come fonte storica, sia pure arricchita e distorta da elementi fantastici, non si può negare aprioristicamente e in senso assoluto, tuttavia vanno distinte con estrema cautela la tipologia e l'origine di ogni singola narrazione leggendaria" (De Iuliis 1998, p. 17). Fra i vari personaggi che vennero in Puglia verso la fine del II millennio dobbiamo annoverare il re Dauno, il quale occupò, come abbiamo detto, la parte nord della regione, i cui territori nell'antichità comprendevano oltre che l'attuale provincia di Foggia, una porzione della provincia di Bari, che andava da Canosa a Ruvo e a Minervino Murge, verso l'interno; infine il Melfese, con i centri intorno a Melfi, Lavello e più a sud, Banzi. Secondo la tradizione Dauno avrebbe allargato il suo regno verso ovest, lungo le valli più agevoli, oltre Bovino, per poi occupare il territorio di Benevento ed espandersi verso la Lucania. A tale proposito Plinio (3, 104) afferma che un re daunio di nome Calchante condusse i suoi guerrieri alla conquista degli Atinates (Atina, Atena Lucana, che si affaccia sul Vallo di Diano). Il re Dauno, per assoggettare l'intera regione, dovette far guerra alle popolazioni indigene, restie ad accettare una nuova dominazione. Ma chi era veramente Dauno, il quale diede il nome all'intera regione settentrionale della Puglia e da cui nacque una fiorente civiltà che va sotto la denominazione di civiltà daunia? Secondo la tradizione Dauno era, come abbiamo detto, uno dei fratelli di Iapige e Peucezio. Dopo aver assoggettato la parte settentrionale della Puglia, egli, con l'aiuto di Diomede, avrebbe intrapreso il progetto di occupare le terre dei Messapi, promettendo a quest’ultimo metà del regno e la mano di sua figlia. Una tradizione tardiva parla di dissensi tra Dauno e Diomede. Quest'ultimo sarebbe stato ucciso dal primo. L'arrivo di Diomede, reduce dalla guerra di Troia, sta a significare che in Puglia erano cominciate ad arrivare migrazioni di gente micenea. Inoltre nel racconto di Diomede è possibile vedere un'eco delle lotte tra indigeni o, meglio, tra gruppi gentilizi locali assurti a entità etnica, e tra indigeni e colonizzatori greci (Dauno contro Diomede): lotte che non si limitarono solo al possesso di terre, ma anche ad ostacolare la penetrazione di culti estranei all'ambiente religioso autoctono, come quelli di Calcante e di Podalirio, che, come vedremo, finirono segregati nel Gargano. Da un punto di vista linguistico Dauno deriverebbe dall'ide, Dhaun (strangolatore, donde lupo) e quindi è un totemico, in quanto rispecchia bene quella situazione storico culturale di comunità intese a difendere il bestiame dai lupi delle foreste garganiche e dei monti circostanti, che a nord-ovest costellano la Daunia. In genere i Dauni, come gli Iapigi, all'inizio della fase emigratoria, occuparono le terre, con lo scopo di razziare tutto ciò che incontravano. Successivamente, una volta stabilitisi sul territorio, dovettero ricostruire le antiche borgate, cingendole di poderose mura di difesa, formate da pietrame, come nel caso di Monte Saraceno, oppure circondate da difese naturali, come nel caso di Salapia, con le sue lagune marine. Se nella prima fase emigratoria detta "pannonico-balcanica" abbiamo la sola presenza della tribù degli Iapigi, nella seconda fase abbiamo la presenza della tribù dei Liburni, che si stanziarono prevalentemente nella zona di Cupola, in territorio sipontino, dove abbiamo trovato strette affinità strutturali con quelle liburniche. La civiltà daunia raggiunge il suo massimo sviluppo nel VI secolo, allorquando l'intera subregione presenta una sua unità culturale manifestatasi specialmente sul piano della produzione artistica, oltre che culturale e religiosa. Della prima forma culturale fanno parte i prodotti in ceramica, il cui stile viene detto "geometrico dauno". Tale produzione prende le mosse dal protogeometrico japigio della fine del II millennio a. C., influenzato dai modelli elaborati in area ellenica e transadriatica, per poi evolversi nell’età del Ferro sino a tutto il IV secolo a. C., secondo linee e modelli autonomi, conquistando, attraverso le esportazioni particolarmente attive tra l’VIII e il VI secolo a. C., il gusto dei mercati stranieri ed in modo particolare quello illirico, tanto da contribuire in maniera notevole alla floridezza della regione. ...

Minestra maritata

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Ingredienti:
Un chilo e mezzo di verdure miste, osso di vitello,( si può aggiungere osso di prosciutto crudo e cotenne di maiale ), cipolla, sedano, lardo, formaggio pecorino.

Preparazione:
Preparare tre litri abbondanti di brodo di carne con le ossa, cipolla sedano. Quando il brodo è pronto, filtrarlo e mettere a cuocere nello stesso brodo, a fuoco lento, le verdure, in precedenza pulite e lavate. Mentre le verdure si stanno cuocendo, tritare il lardo e riscaldarlo in modo che soffrigga leggermente, sciogliendosi. Condire le verdure e il brodo, ancora nella pentola servita per la cottura, con il lardo soffritto e con una metà del formaggio grattugiato, mescolando vigorosamente Suddividere nei piatti di portata, spolverizzando ancora con il pecorino rimasto. C'è chi usa arricchire il gusto già forte di questo piatto aggiungendo al brodo delle cotenne di maiale.