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Per la prima volta una sonda su una cometa

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Per la prima volta una sonda su una cometa: atterrato il lander Philae di Rosetta

Arriva il segnale da 511 milioni di chilometri. Ed è festa all’Agenzia Spaziale Europea

Il primo segnale arriva sulla Terra, presso il Centro di Controllo dell’ESA in Germania, alle 17,03: ed è la notizia tanto attesa. Per la prima volta, una sonda interplanetaria è riuscita ad atterrare sul nucleo di una cometa, per andare a studiare in modo assai più dettagliato rispetto alle precedenti missioni, le caratteristiche, ancora piuttosto misteriose, di questi corpi celesti.

FESTA UN TRIONFO EUROPEO

Il segnale arriva da 511 milioni di chilometri: ha impiegato 28 minuti e 34 secondi di tempo per giungere sin da noi. La sonda infatti era atterrata alle 16,35 (ora italiana). Grande gioia ovviamente, ed entusiasmo al Centro dell’ESA, e per i molti scienziati europei (e italiani) presenti al centro spaziale che è a sua volta guidato da un italiano, Paolo Ferri.

MISSIONE A 500 MILIONI DI KM DALLA TERRA

L’astro vagante nel sistema solare si chiama 67 P/ Churjumov-Gerasimenko. La cometa è stata selezionata con cura negli anni scorsi, prima del lancio della missione spaziale europea protagonista di questa grande “prima” nella storia delle esplorazioni spaziali. Tramite i campioni che Rosetta potrà prelevare, oltre allo studio del nucleo stesso della cometa, la speranza è di trovare elementi che portino ai mattoni della vita.

IL LENTO AVVICINAMENTO

Rosetta, già dallo scorso agosto, si trovava nei “paraggi” della cometa. L’ha osservata, fotografata e studiata da lontano, e lo farà ancora per tutto il 2015. E oggi ha affidato al piccolo “Philae” il compito più difficile: tentare di scendere sul nucleo di un oggetto celeste turbolento, formato prevalentemente da ghiaccio, che saetta nel sistema solare e ruota a sua volta su se stesso. Dopo la lunga traversata nel sistema solare (il lancio avvenne con un razzo europeo Ariane 5 il 2 marzo 2004), la sonda principale Rosetta resta quindi nei dintorni della cometa, dove proseguirà nella sua esplorazione.

“SONO PAZZI QUESTI EUROPEI”

Il primo atterraggio su una cometa rappresenta un’impresa coraggiosa, tanto che Enrico Flamini, che guida i programmi scientifici dell’Agenzia Spaziale Italiana ASI, ha intitolato una sua conferenza “Rosetta e Philae: sono pazzi questi europei”. C’è molta ironia in questo titolo, ma anche la consapevolezza che l’atterraggio del modulo “Philae” sul nucleo cometario era ancora più rischioso di quanto già l’Europa fece con il rendez-vous ravvicinato tra la sonda Giotto e la Cometa di Halley nel 1986.

A CACCIA DEI MATTONI DELLA VITA SULLA COMETA

«Durante queste fase e a questa distanza - spiega Bruno Gardini, che è stato Project Manager della missione Rosetta per l’ESA fin dall’inizio del progetto - la cometa non è ancora attiva. In pratica, non ha ancora la coda luminosa che contraddistingue le comete. Il nucleo è praticamente una palla di neve molto fredda ricoperta di terriccio, per cui è possibile atterrare con maggiore sicurezza. Scientificamente é poi molto importante che le analisi vengano fatte su materiale non ancora modificato dalla luce solare. Per questo motivo e stato necessario dotare il modulo di atterraggio di una trivella per prelevare campioni ad alcuni centimetri sotto la superficie. I campioni sono poi analizzati in loco e i dati trasmessi a terra».

LA TRIVELLAZIONE

La trivella che perforerà il ghiaccio cometario è stata costruita a Milano dalla Selex ES, il cui progetto è guidato dalla professoressa Amalia Ercoli Finzi, del Politecnico di Milano: «E’ un progetto nato nel 1997 - dice Piergiovanni Magnani, responsabile della trivella per Finmeccanica-Selex ES - assieme all’idea di una sonda destinata ad una cometa. La grande sfida tecnologica è stata di realizzare, in soli tre anni, un sistema di trivellazione che dovrà operare su un nucleo cometario, a meno 160 gradi centigradi, in ambiente ostile e sconosciuto. La punta della trivella potrà perforare il suolo fino a 25 centimetri di profondità». La missione è carica di scienza e tecnologia italiana: la sonda principale, Rosetta, è stata integrata e assemblata a Torino da Thales Alenia Space, e a bordo vi sono molti apparati realizzati da centri di ricerca coordinati dall’Agenzia Spaziale Italiana.

I NOMI

Anche il nome “Philae” del modulo di atterraggio ha provenienza italiana: è stato assegnato da una ragazza milanese, Serena Vismara, dopo un concorso indetto dall’ESA. E’ il nome dell’isola del Nilo, dove fu trovato l’obelisco con iscrizione bilingue con I nomi di Cleopatra e Tolomeo in geroglifico. La sonda principale “Rosetta” infatti, ha un nome che trovò, sin dall’inizio, in accordo tutti i tecnici e scienziati dell’ESA; come la famosa Stele di Rosetta, la sonda europea andrà a caccia di importanti informazioni capaci di farci decifrare i segreti e gli enigmi delle comete per comprendere meglio i segreti che ancora avvolgono la nascita del nostro sistema solare. Le comete, come ci spiegano gli scienziati, sono gli oggetti più primitivi del nostro sistema solare, e la loro composizione non ha subito modificazioni rilevanti dal momento della loro formazione. Pertanto, conservano le informazioni sullo stato primordiale della materia come era circa 4,6 miliardi di anni fa. La speranza è di trovare elementi di rilievo, e magari, chissà, la presenza di aminoacidi. Ma nel frattempo, gli scienziati e non solo loro, incrociano le dita per la grande impresa di oggi pomeriggio