Itinerario culturale Orsara di Puglia - Ordona – Deliceto - Ascoli Satriano - Sant'Agata di Puglia

ORSARA DI PUGLIA 

La Cinta Muraria 

Il paese, che molto probabilmente risale ad epoca assai remota, fu fondato su un pianoro circondato da tre torrenti che ne costituivano la difesa naturale contro gli assalti dei nemici.
Ad est scorre il Canale Catella, proprio a poca distanza dalla cinta muraria, che ancora si erge con le sue maestose torri, ad ovest scorre il Canale Botte e a Nord il torrente Canale della Grotta, nel quale i primi due confluiscono chiudendo la magnifica difesa naturale con un notevole dirupo.
A sud le mura di cinta e il terreno scosceso chiudevano l'abitato come una sorta di castello. I resti delle mura, così come li possiamo ammirare, sono indubbiamente dell'alto medioevo.
Di esse, però, abbiamo notizie antecedenti in vari scritti. Secondo una leggenda, comune a quasi tutti i centri della Daunia, Orsara sarebbe stata fondata da Diomede durante le sue guerre contro gli elementi indigeni. Egli vi costruì il castello fortificato per tenervi i suoi depositi e farvi soggiornare i compagni che avevano bisogno di curare le ferite riportate in guerra.

Il palazzo di Torre Guevara 

Si trova nella piana compresa tra i due affluenti Sannoro e Lavella, a nord del torrente Cervaro, nel territorio di Orsara di Puglia. La costruzione rientrava nell’elenco delle dimore reali della corte aragonese. Il palazzo è eretto sul versante nord della conca attraversata dal torrente Cervaro, in un’area ricca di cacciagione. La zona, oltre a fornire relax ai vari feudatari e regnanti di passaggio, veniva utilizzata per il ripopolamento faunistico

LA CASA DEL DUCA

Torre Guevara ha trecento anni di storia. Il palazzo fu eretto nel 1680. I Guevara, signori di Bovino, acquisirono il Territorio di Orsara di Puglia e decisero di regalarsi un edificio degno della loro dinastia. Fu Giovanni, quinto duca di Bovino, a far costruire Torre Guevara, per i soggiorni di caccia nel territorio di Montellare. Fece erigere l'imponente edificio nel cuore stesso di un'area geografica delimitata a nord dall'antica città di Troja, a sud ovest da Orsara, a sud da Bovino e ad est da Castelluccio dei Sauri. Una zona ricca di cacciagione, immersa nel verde e nella poesia di un paesaggio dolce come le linee delle colline daune. Il Palazzo fu utilizzato come sontuosa tenuta di caccia. Ospitò re e regine. Nelle sue stanze trovarono ristoro Carlo III di Borbone e la regina Amalia di Valbussa. Il palazzo ha un impianto rettangolare di sessanta metri per venti, con tre piani coronati da un imponente cornicione. E' caratterizzato da una spessa muratura in pietra, con volte a botte.

 

 

ORDONA

Dagli anni Sessanta, in questo sito archeologico sono stati portati alla luce i primi resti di un anfiteatro e un muro di cinta, per poi passare alla parte principale della città. L'area visibile è composta dal piccolo centro che rappresenta solo il 10% dei resti riportati alla luce. I resti risalgono a circa duemila anni fa, ma è certo che la città era già attiva nel IV secolo a.C. e che venne in seguito distrutta dai soldati di Annibale. Fu, però, con l'imperatore Federico II che ebbe un nuovo periodo di benessere che, lentamente, si esaurì fino a decretarne la morte.

 

DELICETO

Il castello normanno, costruito intorno al 1100, che domina dall'alto una profonda gola. La sua nascita risale alla seconda metà del IX secolo, cioè in età longobarda. Ha subito nel corso dei secoli ampliamenti, rifacimenti e ricostruzioni, che si sono protratte fino al periodo aragonese.
Situato in un posto strategico, la cui posizione facilita l’osservazione e la difesa, ha avuto per molti secoli la funzione di una fortezza di grande importanza militare, più che essere stabile dimora nobiliare.
Il castello spicca per l'alta e imponente torre a base quadrata, l'ingresso principale  è posizionato dalla medesma parte, che un tempo affacciava sul fossato con il ponte levatoio, oggi sostituito da una rampa. Sul retro si ergono altre due torri circolari.Il castello oggi presenta una forma diversa dall’originale, quella cioè di un trapezio irregolare con tre torri agli angoli, mentre anticamente doveva avere la forma triangolare. Tutta la costruzione è costituita da pietre calcaree prese nelle contrade circostanti e legate tra di loro secondo un intreccio irregolare. Le volte e gli archi interni sono costruiti in mattoni color ocra, anch’essi provenienti da fornaci locali. Il castello non presenta elementi decorativi ed architettonici caratteristici. La cortina N.E., che misura 55 metri di lunghezza, è incastrata tra le torri tronco-coniche del “Molo” e del “Parasinno”, entrambe costruite durante la dominazione angioina; la cortina Est, che edificata a filo di roccia sul precipizio de “la Ripa”, strapiomba sul sottostante torrente Fontana, ha una lunghezza di 66 metri. E’ costruita a forma di scarpata, ed inizia dalla suddetta torre “Parasinno” per arrivare fino all’estremità occidentale terminante a spigolo.Le altre due cortine, le più brevi, si incrociano con la torre Normanna, il “Donjon” o “Torrione”.
L’ingresso è sormontato da uno stemma calcareo di forma rettangolare dei Piccolomini d’Aragona, risalente al 1444. L’interno del castello è occupato da un grandioso cortile o piazza d’armi costruito in mattoni disposti a spina di pesce e da ciottoli di forma irregolare. Al centro vi è una cisterna di forma ottagonale, che serviva per la raccolta dell’acqua piovana. Sotto la pavimentazione del cortile sono state scoperte due “neviere”. Sulla destra,immediatamente dopo l'ingresso, vi è una lunga scalinata in pietra  che immette in un sotterraneo lungo e buio, dove prima vi trovava collocazione la scuderia, magazzino e cantina. Proprio in questa zona durante i lavori di restauro è stata scoperta la parte più antica del castello risalente al IX secolo, costituita da “Domus” o “Castra Longobarda”, che ha una lunghezza di circa 50 metri. Costruita a due piani sovrapposti con due porte d’ingresso ad archi a tutto sesto e stipiti in pietra serena. Erano rivolte l’una verso l’abitato e l’altra verso la torre “Parasinno”.
Nel piano superiore c'erano gli alloggi del feudatario composti da sei stanze intercomunicanti, la cappella in cui vi erano conservate le statue di santa Barbara, protettrice dell’artiglieria, e di san Vito, patrono della rabbia. Le due statue sono conservate nella chiesa di san Rocco.
Proseguendo sempre verso destra, ci si trova dinanzi ad un portale sormontato dallo stemma di Alessandro Miroballo d’Aragona, marchese di Deliceto. Dopo il primo portale c'è un'altro sempre in pietra, che mostra chiaramente nei due angoli in alto una “mezzaluna”, simbolo dei Duchi Longobardi di Benevento. Questo portale conduce nell’aula magna del castello, molto ampia e piena di luce. Al centro della sala, lungo la parete destra, c'è un camino e sulla cappa riporta lo stemma dei Bartirotti, datato 1602.
Si arriva al termine della cortina, dove si trova la torre tronco-conica, detta del “Parasinno”. Li c'erano le prigioni e uno strumento di morte chiamato “Mulino a rasoio”, che doveva servire a punire e ad eliminare chi fosse caduto in disgrazia del feudatario. In alcuni locali della torre si possono ancora notare, incise sull’intonaco, croci benedettine e latine, il sole, scudi recanti scritte, mani, foglie, nonché iscrizioni redatte in lingua italiana, latina e greca. Di fianco della cortina orientale, ci sono gli alloggi degli ufficiali e dei militari.
Nel piano inferiore vi è un lungo androne, con tante finestre lungo la parete esterna, che funzionava da deposito, ed era preceduto da uno stanzone con caratteristiche volte a vela in mattoni color ocra d’epoca angioina.
Nella parte più alta della cortina c’è un camminamento di ronda, che conduce alla torre tronco-conica detta del “Molo”, che prende il nome dal rione sottostante. Alla sua base, dal lato interno si può notare un semiarco gotico risalente al primitivo portale del periodo normanno, che era l’antica porta d’accesso al castello.
Questo tratto fu l’unico, secondo Bracca, ad aver subito nei secoli uno sfondamento da parte dei Saraceni, perché era quello più facilmente accessibile e vulnerabile. A partire da qui verso il torrione, si distende l’ultima cortina del castello, quella settentrionale. Dalla parte interna del cortile si snoda una serie di arcate, l’arco maggiore serviva di ingresso al forno, mentre gli altri davano adito a piccole stanze, che erano destinate ad usi diversi. Al termine della cortina, si erge maestosa la “Torre Normanna”, cioè il Mastio, detto volgarmente il “Torrione”, perché la più alta di tutte. Ha forma prismatica a pianta quadrata e misura un’altezza di circa trenta metri. Ha gli angoli scolpiti con pietre bugnate, pareti molto spesse e solidamente cementate. La torre, orientata verso il paese, anticamente era circondata da un fossato con relativo ponte levatoio, che ne impediva l’accesso agli eventuali assalitori. E’ suddivisa in quattro piani a vani sovrapposti, due con volta a sesto acuto e due con il relativo pavimento in legno. Venne costruita sulle fondamenta di una preesistente torre longobarda. Il piano interrato, era adibito a deposito viveri e aveva una cisterna coibentata per la raccolta dell’acqua piovana, che serviva da approvvigionamento in caso di assedio o di guerra.Il piano terra, al quale si accede tramite una botola del pavimento, per lungo tempo è stato adibito a carcere. Il piano sovrastante, a volta gotica, era diviso in due settori da un solaio in legno ed era in origine l’abitazione vera e propria del feudatario. Ad esso si accedeva tramite l’unica porta d’ingresso che, in caso di pericolo, veniva chiusa dall’interno tramite argani o funi. Conserva ancor’oggi gli originali camini in pietra ed incassata nel muro che porta alla sommità della torre, da dove lo sguardo spazia all’infinito. Sia sopra la porta d’ingresso della torre, sia sopra la seconda finestra della stessa, quella che guarda verso il paese, sono incastonati nel muro due stemmi identici scolpiti in arenaria e con la stessa tecnica, di cui uno più abraso e rovinato dalle intemperie.

 

ASCOLI SATRIANO

Ponte Romano del I-II secolo d.C., a tre arcate sul fiume Carapelle 

Villa Marulli
Presenta un portale in pietra del 1600 recante il simbolo dei Cavalieri di Malta.

Palazzo D'Autilia
La costruzione di questo edificio risale al sec. XVIII: la facciata in mattoni presenta arcate e aperture di finestre eleganti, che conferiscono alla zona centrale un bellissimo effetto.

Castello normanno
Apartire dal XVI secolo è sede del palazzo ducale, ma conserva elementi risalenti al XII secolo.

SITI ARCHEOLOGICI

Dal 2003, in località Faragola, è stata condotta una campagna di scavo su un'area di circa 2000 metri quadri. Il parco archeologico comprende un nucleo abitativo di età dauna collocabile tra il VI-III secolo a.C., strutture di età tardo repubblicana e primo imperiale (I secolo a.C.- III d.C.), una grande villa tardoantica risalente al IV-VI secolo, e un villaggio di età altomedievale (VII-VIII secolo).
Inizialmente si credeva che la villa, presumibilmente appartenuta alla famiglia patrizia romana degli Scipioni Orfiti, fosse una basilica paleocristiana, infatti tra i suoi resti, sono stati ritrovati marmi policromi e mosaici in pasta di vetro, avorio e legna. Nel parco archeologico dei Dauni sono stati rinvenuti un selciato di epoca dauna e il corredo funerario della cosiddetta Tomba del Guerriero. In prossimità del Parco sono presenti tracce di insediamenti di epoca neolitica.

Il patrimonio artistico del comune comprende:

un crocifisso ligneo ed alcune statue del XII secolo;
un busto argenteo di San Potito Martire del XVII secolo;
l'altare ligneo barocco di Santa Rita del XVII secolo conservato nell'Episcopio;
gli affreschi di Vito Calò e alcune tele della scuola napoletana del Settecento;
un presepe napoletano del 1700;

Dell'antica Asculum sono rimaste alcune tracce sulle pietre miliari, sui leoni in pietra e il rilievo funerario presso l'arco dell'orologio comunale, sul ponte del fiume Carapelle, sui mosaici della domus di piazza San Potito, esempi di pavimentazioni musive d'epoca repubblicana e imperiale.

 

SANT'AGATA DI PUGLIA

 Il sistema difensivo medioevale  realizzato a protezione del centro urbano di Sant'Agata di Puglia, consiste in una doppia cinta murata. La prima, di fondazione longobarda, venne eretta a protezione del Castello. La seconda, collegata al castello, venne costruita per difendere da attacchi militari il centro abitato, che lungo il perimetro esterno venne racchiuso. La cinta murata urbana, dalla  forma triangolare, era lunga circa 1000 mt e le altezze variavano circa da mt 8  a mt 20 ; la fabbrica con cui è stata edificata consiste in pietra delle cave locali, malta e blocchi di arenaria, ciottoli dei fiumi Frugno e Speca e da mattoni. Edificata attorno ai secoli XI e XII, la cinta murata urbana proteggeva un determinato numero di case e abitanti, tra cui  le chiese di S.Andrea, S.Michele Arcangelo e S.Nicola. Originariamente le porte del paese erano due,  Porta S.Angelo verso la Campania (Principato d'Ultra) e Porta Perillo, verso le Puglie (terra di Capitanata), ambedue fortificate e poste ai limiti della direttrice principale che percorreva  tutto il centro. A seguito dell'aumentare della popolazione fu aperta un'altra porta principale, Porta Nova, all'esterno della quale, alla fine del 1500, vi era un ospedale, inoltre furono aperte  tre portelle: Portella S.Andrea, Portella S.Nicola e Porta La Salvia. Nei punti nevralgici la cinta era rinforzata da torri e bastioni. Le mura sono documentate nell'anno 1443. Molti tratti di mura sono stati inglobati nelle abitazioni durante le fasi di edificazione edilizia.

CASTELLO

Lungo il perimetro della parete destra della facciata principale e lungo la facciata posteriore del Castello, nella parte inferiore, sono presenti strutture murarie o ruderi che appartengono alla primitiva Rocca. Anche l'Agnelli nella sua Cronaca menziona tali ruderi attribuendo­li all'epoca romana. Solo uno studio archeologico potrà documenta­re con certezza il periodo di appartenenza. Il Castello è situato sulla vetta della montagna a quota 795 metri sul livello del mare. Oggi presenta la struttura adibita a dimora nobiliare e signorile trasformata nel corso dei secoli dai tanti interventi di restauro e rimaneggiamenti. La muratura delle strutture verticali esterne è in conci di pietra con cantonali squadrati. Alla facciata principale sono evidenti le due torri quadrangolari della struttura medioevale, unite in seguito da una fabbrica centrale per ricavarvi stanze interne. Il Castello ha pianta rettangolare (m. 43,70 e 45 x 34) ed è dotato di corte interna (m. 29,90 x m. 18,94) pavimentata in selce di fiume. Qui sono visibili oltre all'ingresso alla Cappella  gli ingressi ai locali sotterranei dai quali ripartivano cunicoli o sotto­passaggi con sbocchi all'esterno, e ai piedi della montagna. Inoltre vi sono i locali destinati a magazzini, stalle, cantine, frantoio, e botteghe varie oltre alla cisterna. Dalla corte si raggiunge il piano superiore tramite scala esterna e terrazzo protetto da parapetto in muratura. Al piano terra gli ambienti sono 16, al primo piano 27 e al sotto tetto 16. Al pian terreno non vi sono aperture di finestre mentre ai piani superiori vi sono affacci di finestre e balconi. Il Castello era munito di fortificazione che corrisponde alla cinta muraria esterna, munita di due torri tonde ed una quadrata  Tra la cinta e il Castello vi è uno spazio che probabilmente veniva utilizza­to come piazza d'armi. L'ingresso al Castello è dato tramite un grande portale (a cui manca il portone) in pietra rosa a bugnato rigato con arco sormontato da due animali marini e lo stemma della famiglia Loffredo.

CINTA MURARIA

La cinta muraria racchiude il Castello per tre lati, ed è la più antica. Essa poggia sulle falde rocciose. E' composta da una fabbrica a doppia cortina, in conci di pietra da tre a cinque filari alternati ad uno di laterizio. Presenta due torri circolari e una quadrata la quale affianca il pri­mo portone d'accesso. Le tecniche costruttive documentano la fondazione in epoca longo­barda. La cinta muraria è stata restaurata in epoca sveva e angioina, in cui due interventi furono realizzati per mandato di Re Federico II Imperatore nel 1239 e nel 1250 ed uno per mandato del Re Carlo I d'Angiò nel 1279. La manutenzione è stata continua nel corso dei secoli. Dalla cinta muraria si dipartivano le mura di protezione del centro urbano (vedi - Cinta Muraria - sistema difensivo militare del centro urbano)